Antonio Moresco, Fiaba d’amore

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fiaba d'amore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di cletus

 

Già detto che considero Moresco il più grande scrittore vivente italiano.
Il gusto di non essere smentito ad ogni sua nuova lettura.
Stavolta, campeggiava anche questo testo da un pezzo sul tavolino in salone. Coraggio, si parte. Mangiato, divorato in un pomeriggio e una mattina. Stavolta, se possibile, si è superato.
Moresco deve aver avuta una vocazione nascosta alla scultura (chè quella alla fotografia è già assodata: splendide ed asciutte le sue descrizioni delle città, dei paesaggi, ovunque si posi il suo occhio acuto e pieno di poesia).
Come uno scultore riduce all’osso il concetto dell’amore. Lo scarnifica, mettendone a nudo le delicate trame, i non detti, tutta l’informe materia che da secoli da da fare a chiunque si voglia cimentare a discuterne.
Moresco è oltre tutto questo. E lo fa tenendoti incollato alla pagina, a bocca aperta davanti all’incedere della storia-pretesto per sviluppare il suo assioma. L’amore è….Si trattiene, da vero maestro, dal fornire alcun agio al lettore. Il testo è questo. Il prezioso ricamo di frasi, spezzoni di dialoghi (del tutto assenti i virgolettati, quasi a sottolinearne la non rilevanza, davanti agli atti, ai comportamenti degli uomini). Insomma una fiaba, bellissima, nella quale chi provenisse dagli ultimi suoi romanzi non troverà per nulla strana l’incursione (stavolta con ritorno) nel regno dei morti.
E siamo nulla, nulla difronte ad una cosa destinata a finire come la vita, intesa come mera esperienza biologica. L’amore allora come antidoto, come qualcosa capace di andare, appunto, oltre.
Grandissima prosa, voglio bene a quest’uomo.

http://www.librimondadori.it/libri/fiaba-d-amore-antonio-moresco

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