Bottega rewind: La melassa di Melissa P.

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di Toni La Malfa

19.09.07
Nello scorso autunno scrissi, proprio su questo sito, un post in cui mi sorprendevo del fatto che ad Avignone, in una grande libreria, lo spazio riservato ad autori italiani nella sezione della narrativa fosse circa mezzo scaffale, non più di una cinquantina di autori.
Mi parevano un po’ pochini.
In realtà sono tantissimi, se paragonati a ciò che ho constatato quest’anno in Irlanda: a Dublino, in una grande libreria a tre piani, la Eason, gli autori italiani – questa volta sparsi nell’ordine alfabetico generale della narrativa – sono in tutto tre.
Tre.
Ci si potrebbe fermare qui, e riflettere sul perché in Irlanda – terra ricca di grandi letterati – si possano comprare, in una grande libreria che risiede in O’Connell Street a Dublino, le traduzioni in inglese di tre soli scrittori italiani, badate bene, di tutti i tempi.
Ma chi sarebbero gli eletti?

Ammaniti, Eco e Melissa P.
Ora, visto che di Eco ho letto due libri e di Ammaniti uno, e mi sono già fatto – seppur approssimativa – un’idea di questi due autori, per completare questa fantastica trimurti della narrativa italiana secondo Eason Books, devo sapere qualcosa di più su Melissa P.
Nella quarta di copertina di “One hundred strokes of the brush before bed” leggo: “Her reflections on the power of sensual memory are particularly poignant, to the point of Proustian…This is a beautiful book, serious in its intent”(Sunday Independent- Dublin). Queste considerazioni mi hanno incuriosito, e convinto a leggere il suo libro d’esordio “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire”, Fazi Editore, pagg. 143; cosa che ho fatto appena tornato a casa, ovviamente nella versione italiana.

Dividerei le mie impressioni in tre parti.

Parte prima. La trama.

Una ragazza di quindici anni, Melissa, scrive un diario che copre un periodo della sua vita di due anni. Principalmente parla delle sue esperienze sessuali e sentimentali. Dopo un tormentato periodo in cui si concede facilmente ai piaceri del sesso con sé stessa, coetanei, uomini maturi, una donna lesbica, un travestito, due gay, uno “schiavo”, e alcuni gruppi di uomini, trova finalmente un vero uomo, il principe azzurro – intelligente, sensibile, prodigo di amore nei suoi confronti – che la capisce in tutto e per tutto, e con lui è felice.
Fine.
E vissero felici e contenti.
Una trama assolutamente prevedibile, a mio avviso. Ma questo non sarebbe il problema principale, in fondo le storie si assomigliano un po’ tutte, c’è un serbatoio universale di storie da cui inconsapevolmente si attinge.
Più importante è il fatto che i “personaggi” siano ben lontani dall’essere “persone”, hanno due sole dimensioni, mancano dello spessore. Te li vedi muoversi in un teatrino con le loro caratterizzazioni – il duro, il maniaco sessuale, il debole, il masochista, la pettegola, il principe azzurro – e da lì non si schiodano. Mai. E alla fine, oltre alla trama, la prevedibilità avvolge anche loro, i personaggi, che si comportano e parlano esattamente come ci si aspetterebbe da loro.

Parte seconda. Lo stile.

E’ approssimativo, pieno di imprecisioni, ci sono addirittura degli errori. Forse mi spiego meglio riportando alcuni passi del libro, con i miei commenti chiusi da parentesi quadra.

“…E’ piombato un silenzio a cui ho voluto rimediare.
-Bella questa casa, vero?-, ho detto simulando sicurezza.
[Forse sarebbe stato meglio stare in silenzio. Avesse detto “Bella questa casa…”, sarebbe stata un’affermazione almeno decente, a mio avviso. “Bella questa casa, vero?” è una domanda retorica in cui si sottintende una risposta affermativa – non è forse vero che…- che viene posta non a uno qualsiasi, no; viene rivolta al padrone di casa. Come se io andassi dal fruttivendolo e gli dicessi: “Belli quei peperoni, vero?”.]
Lui ha solamente scrollato le spalle, e io non ho voluto essere indiscreta, così sono rimasta in silenzio.
Poi è arrivato il momento delle domande intime[eh, in effetti, dopo tutti questi discorsi – l’unica cosa che si dicono i due è bellaquestacasavero – l’intimità arriva]; quando tutti erano occupati a ballare, lui si è avvicinato ancora di più[ancora di più rispetto a quando?] alla mia poltrona e ha cominciato a guardarmi con un sorriso. Io ero sorpresa e incantata[doppietta, alè] e mi aspettavo una sua qualsiasi mossa; eravamo soli, al buio, e adesso a una vicinanza assai favorevole. Poi la domanda: -Sei vergine?-“[ricapitoliamo: lei gli chiede della casa, e non dice altro per paura di essere indiscreta. Poi arriva il momento delle domande intime. Lui si avvicina, si avvicina, e le chiede, tanto per cominciare: “Sei vergine?”. Lui no, no che non è indiscreto.] pag.14

“…mi ha condotta a una porta in cima a una decina di scale…”[siamo sull’Empire o voleva scrivere “scalini”?] pag.16

“In questi mesi[periodo che va dal primo agosto 2000 al 4 marzo 2001,…] la voglia è stata lacerante; mi sono toccata all’esasperazione, provando migliaia di orgasmi”[…216 giorni in tutto; se consideriamo a caso tre migliaia, fanno 13,8 orgasmi al giorno. Una voglia lacerante, non c’è che dire…]… pag.22

“Daniele, dì piuttosto che…”[di’, non dì, diciamo] pag.23

“…l’ho intravisto a dorso nudo…”[il dorso era nudo, l’addome vestito? Meglio sarebbe “torso”, no?] pag.24

“…bizzarro odore del muco che mi colava dal naso, l’ho asciugato con il palmo della mano e ho asciugato anche le lacrime.”[asciugare o levare, o togliere? oppure c’è un asciugacapelli di cui non si parla?] pag.28

“Non devo più raccontare bugie a mia madre, quando, tornata da chissà quale posto, mi chiedeva dove fossi stata.” [una consecutio temporum non proprio ineccepibile…] pag.33

“-Davanti alla mensa universitaria alle 10,30-…
-A venerdì, un bacio-…
14 ottobre 2001 17,30
Sono arrivata[stamani, il “venerdì” dell’appuntamento; NDR] al solito in incredibile anticipo…”[ o in incredibile ritardo:  il 14 ottobre 2001 era domenica] pag.40

“Sui marciapiedi coppiette e famigliole camminavano inconsapevoli che [sarebbe meglio: “inconsapevoli del fatto che…”] dentro l’auto c’ero io insieme a due uomini”[ma perché avrebbero dovuto esserne consapevoli? manco fosse stata il presidente della repubblica…] pag.46

“Scesa dalla macchina mi sono resa conto che…
[successivo capoverso] …Sono scesa dall’auto e mi è passata accanto una donna…”[ma scende di continuo, o c’era un’utilitaria dentro un SUV?] pagg.46-47

“Mi sentivo invasa, sporcata da corpuncoli estranei”[corpu-che?] pag.53

“Insegnarmi a fare l’amore con una donna o insegnarmi ad amare? Forse le due cose si compensano…”[forse voleva dire “si compenetrano”? oppure “si equivalgono”?] pag.86

“24 febbraio[2002 NDR]
Stamattina non sono andata a scuola, ero troppo stanca…”[e menomale, oggi è domenica.] pag.93

“…la luna già visibile attaccata come una sottile unghia al tetto del mondo…”[il primo marzo 2002, giorno in cui è ambientata la narrazione, la luna è pressochè tonda, difficile pensarla come un’unghia; è stata luna piena il 27 febbraio, appena due giorni prima] pag.101

Parte terza. Gli aggettivi.

Ce n’è a bizzeffe, una specie di “Bignami dell’aggettivo”. I nomi delle cose e persone da soli non ce la fanno. Allora l’autrice li munisce di aggettivi; se la scena non arriva agli occhi del lettore, cerchiamo di rendergliela con una serie infinita di qualità, appesantendo inevitabilmente il ritmo e la narrazione stessa. Le qualità, gli aggettivi, devono venir fuori da soli, devono essere evocati agli occhi del lettore senza nominarli. Altrimenti sarebbe come vedere un quadro in cui, su ogni viso di persona si leggesse un post-it appiccicatovi sopra:”arrabbiato”, o “stupefatta”, oppure “interrogativo”, e via dicendo.
“…La verità è che tutti i grandi stili letterari sono caratterizzati da un uso molto parsimonioso degli aggettivi. E quando fanno ricorso ad essi, utilizzano quelli più concreti, semplici, diretti, che definiscono una qualità, una consistenza, uno stato, una materia e un animo, i prediletti da quelli che hanno scritto la Bibbia, come da chi ha scritto il Don Chisciotte.”(Alejo Carpentier).
Ma in questo libro non si ricorre solo agli aggettivi, no. Melissa usa la doppietta, due colpi in canna: invece di un solo aggettivo, te ne regala un paio alla volta, separandoli con una e.

Ecco qui sotto le “doppiette” – non sono tutte, però – che ho letto nel libro, il numero accanto corrisponde alla pagina(ci vediamo più sotto per i saluti):

calmo e mite 9
rinchiuso e protetto 9
verdi e rigogliose 9
secche e sciupate 13
sorpresa e incantata 14
perplessa e turbata 15
caldi e monotoni 19
sodi e vibranti 19
silenziosa e buia 21
distrutto e pesante 23
bianche e candide 26
raro e delicato 29
lenta e pigra 30
metallico e squillante 35
forte e coinvolgente 36
sottile e slanciato 37
morbidi e profumati 37
umida e triste 38
secchi e bruni 41
doveroso e faticoso 41
silenziosi e miti 46
freddi e scintillanti 46
vivi e guizzanti 46
belli e pericolosi 47
bendata e nuda 49
basso e spento 51
avide e sconosciute 54
divertita e bagnata 57
sublime ed estatico 60
grandissimi e neri 63
corrucciato e ostile 65
gelido e appiccicoso 65
magro e scolorito 65
così uguali e così monotone 68
stupita e instupidita 70
ricco e frastagliato 71
odoroso e sensuale 71
verdi e luccicanti 73
vuoto e scavato 74
particolare e seducente 77
fluida e sensuale 80
morbida e liscia 82
bianca e candida 82
rotondi e burrosi 82
bianchi e rotondi 82
compressi e vicini 82
succose e morbide 82
lunghi e lisci 82!
perfetti e bianchi 83
rosse e secche 85
illuminati e incantati 87
lunghe e nere 88
calda e morbida 89
inesorabile e continuo 90
denso e fragile 90
liscia e morbida 90
fredda e liscia 90
nudo e villoso 91
bianco e liscio 91
folle e particolare 95
lunghe e affusolate 95
semibuio e deserto 97
stupido e insensato 97
lucida e nera 99
lunghi e alti 99
caldi e avvolgenti 99
dritta e inesorabile 100
felpati e silenziosi 101
lucida e molle 103
gonfio e largo 103
oscuri e malefici 106
pazzi e piccoli 108
sornione e accattivante 109
umiliata e sottomessa 111
fredda e crudele 114
acide e ignoranti 116
calda e rassicurante 119
scomodo e difficile 121
orrendo e ingiusto 122
profondi e sinceri 124
spontanea e inattesa 126
inelligente e viva 129
misterioso e irresistibile 130
incravattati e distinti 133
molle e scavata 136
compassionevole e indulgente 137
stretta e fetida 139
forte e vibrante 141
soffice e vellutato 143

Si noti a pagina 82: ben sette doppiette con attributi di vario genere: rotondi, morbide, succose, burrose…una sorta di melassa.
Questa melassa è stata tradotta in più di trenta lingue, e attualmente – questo è un fatto – ci rappresenta, insieme con alcuni volumi di Eco e Ammaniti, per tutto ciò che possiamo trovare di libri di autori italiani alla Eason Book, O-Connell Street, Dublino.

3 Risposte to “Bottega rewind: La melassa di Melissa P.”

  1. cletus Says:

    Questo pezzo ti valse il pubblico lubridio da parte dei numerosi aficionados della Signora Melissa P. (al punto che meditasti, sconfortato, nel corso di una conversazione telefonica, l’idea di ricorrere all’ausilio di una scorta, per te e per la tua famiglia, temendo atti sconsiderati da parte di qualche integralista dei colpi di spazzola).
    La Signora Melissa si è guadagnata un posto nell’empireo dei GIOVANI SCRITTORI ITALIANI.
    In un video-promo, pubblicato sul sito del corriere.it, dice cose nemmeno troppo banali intorno al sesso, con la spontaneità (calcolata ?) di un’adolescente che gioca a fare la vissuta (enunciando sentenze su menage a trois).
    Melissa evidentemente alle doppie deve particolare attenzione.
    Infatti è di nuovo in libreria, col nuovo romanzo.

  2. Rose Says:

    Non ho letto il libro di Melissa P, ma le sue ‘impressioni’ sono uno spasso. Grazie per avermi fatto iniziare questa giornata piovosa con un sorriso 🙂 Ci sarebbe molto da dire sulle ragioni per cui un libro ha successo, al giorno d’oggi e altrettanto sul lavoro raffazzonato di alcuni editors. Quanto alla scarsità di libri italiani nelle librerie irlandesi, voglio credere che sia una lacuna della specifica libreria e non una regola.

  3. corpo 10 Says:

    Questo articolo mi rassicura sul fatto di non essermi perso questo gran capolavoro. Ad ogni modo ha venduto tante di quelle copie che forse in qualche parte nascosta del testo avrà pure delle qualità. MAgari il libro che è ora nelle librerie è meno approssimativo.
    Sono contento di dedicare questi giorni di novembre aal’ultimo romanzo di Eco.

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